Identità pubblica

Sono scrittore e drammaturgo. Nato a Firenze nel 1986, vivo da sempre in Molise.

Dopo la laurea in filosofia e il diploma in sceneggiatura, ho debuttato a teatro nel 2018 con la drammaturgia Non sei solo.
Il mio esordio letterario è la raccolta di racconti Il grande Tu (L’Erudita/Giulio Perrone), segnalata da Il fatto quotidiano come uno dei migliori sette libri pubblicati nel 2020 da case editrici indipendenti.

Nel 2022 il mio racconto Licheni è apparso nell’antologia sportiva Tumulto (Mille Battute Edizioni). In più ho contribuito alla drammaturgia de Il mio nome è Tempesta di Carmen Sepede, scrivendo la scena centrale dello spettacolo, relativa al “caso Sinclair”, vero movente dell’omicidio Matteotti. Lo spettacolo è risultato vincitore sia del Premio Matteotti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che del prestigioso Pegaso d’oro speciale per il teatro ai Premi Internazionali Flaiano.

Sono direttore artistico della Scuola di Scrittura Creativa e Fumetto del Progetto Act di Campobasso (www.progettoact.com). 

Organizzo laboratori intensivi di scrittura, come La freccia nel cuore, per conto di istituzioni pubbliche ed enti privati. Sono stato ospite di rassegne letterarie quali Ti racconto un libro e Il paese dei libri.

Gioco a centrocampo nell’Osvaldo Soriano Football Club, la Nazionale italiana di calcio degli scrittori.

Identità segreta

L’ultimo dei Romantici è quel tuo amico d’infanzia che, se non riusciva a saltare l’ostacolo, ci sbatteva di grugno. Un punk sentimentale. Uno sbruffone.

È il tuo scrittore preferito. Racconta coltellate e baci della buonanotte, terre sperdute, sogni alterati, la letteratura come contatto tra robe e creature.
È scomodo. Non si arrende.

Va in giro con un telefonino che sembra più il telecomando del cancello. Ha un’anima antica. È il sognatore nel mucchio di teste calate, il mediano che rincorre l’avversario fin dentro gli spogliatoi. Lo squattrinato che qualche soldo in più lo vorrebbe, troppi mai. Sa dire di no.

È schiena a terra, il naso puntato al cielo. Crede nel buon Dio. E negli uomini. Finanche in te, sì.

Ha il fuoco dentro. È in via d’estinzione.

Gianmarco Galuppo e L’ultimo dei Romantici hanno pressoché gli stessi gusti.

Amano

Gibilterra, i pellerossa, la clorofilla, i palombari, i viaggi in pullman, le zanne, i fumetti francesi, le olandesine, le corse dei guaglioni, le rughe dei vecchi, i salti dei gatti, le rotoballe di fieno, i papaveri, le lucciole, il fango, i palloni di cuoio, i figli, l’agone, le sbucciature, i cimiteri di paese, le intuizioni felici, quelle infelici, l’estate, l’inverno, il legno, i nasi lunghi, le guance paffute, le fragilità, il Molise, la volta celeste, le fiaccole nella notte, le frittelle coi fiori di zucca, il pogo. “Vivere sulla lama, Paz, commuoversi nei bassifondi”. Le storie d’amore che non finiscono.

Non sopportano

gli aerei, i cani col cappotto, i simpaticoni, le civilezze, i vincenti a tutti i costi, anche detti “juventini nell’anima”, internet e i suoi dispositivi, ossia il logorio della vita moderna ammantato di possibilità infinite, gli scrittori paraculo, chi parla e sparla ma non è disposto a cambiare di una virgola, il posto fisso, il quadra e squadra, i fascisti. La felicità in saldo.