drammaturgie

"È il grande gioco, Filippelli. Il grande gioco".

Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti.

Di Carmen Sepede

Ho contribuito alla drammaturgia de Il mio nome è Tempesta, scrivendo la scena centrale dello spettacolo, relativa al “caso Sinclair”, vero movente dell’omicidio Matteotti. Spettacolo risultato vincitore del Premio Matteotti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Pegaso d’oro speciale per il teatro ai Premi Internazionali Flaiano.

Contributo alla drammaturgia:
Gianmarco Galuppo

Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti.

Di Carmen Sepede

Ho contribuito alla drammaturgia de Il mio nome è Tempesta, scrivendo la scena centrale dello spettacolo, relativa al “caso Sinclair”, vero movente dell’omicidio Matteotti. Spettacolo risultato vincitore del Premio Matteotti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Pegaso d’oro speciale per il teatro ai Premi Internazionali Flaiano.

Contributo alla drammaturgia:
Gianmarco Galuppo

Foto: Lello Muzio

"Sono venuto a mostrarti come si vive e come si muore".

"Sono venuto a mostrarti come si vive e come si muore".

Non sei solo

di Gianmarco Galuppo

In una notte romantica e stellata, Ermete, astrofisico sbruffone e disoccupato, entra in crisi. Un appuntamento galante che non va come previsto lascia spazio a un “incontro” ben più sconvolgente, con esseri venuti dallo spazio. Che cosa gli sta succedendo?
Una “fantacoscienza” in cui l’immaginario spaziale e gli alieni diventano pretesti per parlare di temi più vicini: difficoltà di comunicazione e ricerca di identità, traumi passati e tentativi di affrontarli, recondite paure e luminose speranze.

Uno spettacolo ibrido, tra il teatro di parola e quello d’avanguardia.

Non sei solo

In una notte romantica e stellata, Ermete, astrofisico sbruffone e disoccupato, entra in crisi. Un appuntamento galante che non va come previsto lascia spazio a un “incontro” ben più sconvolgente, con esseri venuti dallo spazio. Che cosa gli sta succedendo?
Una “fantacoscienza” in cui l’immaginario spaziale e gli alieni diventano pretesti per parlare di temi più vicini: difficoltà di comunicazione e ricerca di identità, traumi passati e tentativi di affrontarli, recondite paure e luminose speranze.

Uno spettacolo ibrido, tra il teatro di parola e quello d’avanguardia.

Foto: Simona Coladangelo